Studio Legale LdV Viareggio | CONFILITTI FAMILIARI: TRA DIRITTO E PSICOLOGIA
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CONFILITTI FAMILIARI: TRA DIRITTO E PSICOLOGIA

SEPARAZIONE PERSONALE DEI CONIUGI: TRA DIRITTO E VARIABILI PSICOLOGICHE

Statisticamente, circa il 40% delle controversie pendenti presso le corti italiane è riconducibile a conflitti familiari.

Le controversie dedotte in giudizio sono talvolta riconducibili ai rapporti di tipo patrimoniale (es. successioni, divisioni ereditarie..), ma più frequentemente traggono origine dai rapporti di coppia (riconoscimento del figlio nato fuori dal matrimonio, rapporto degli ascendenti con i nipoti) o da crisi coniugali (separazioni personali, divorzi..).

Gli operatori del diritto non sono però gli unici professionisti chiamati a risolvere il conflitto familiare: per giungere ad una soluzione che tuteli (anche giuridicamente) tutti gli interessi delle parti coinvolte, talvolta non è possibile prescindere dall’indagine e dalla conoscenza circa le ragioni che hanno determinato l’insorgenza della crisi.

Soprattutto nei nuclei familiari con figli, infatti, spesso la difficoltà, sia per gli avvocati in sede stragiudiziale e sia per il magistrato in sede giudiziale, di giungere in breve tempo a soluzioni condivise deriva dalla preesistenza di un forte ed irrisolto conflitto personale tra i coniugi – genitori che impedisce talvolta anche solo di prendere in considerazione la possibilità di giungere ad una conciliazione.

La difficile e lenta risoluzione del conflitto riverbera poi i suoi effetti pregiudizievoli sui figli, spesso involontari protagonisti delle liti, sui rapporti tra genitori e sui rapporti tra ascendenti e discendenti.

Gli interventi legislativi più recenti (ad es. introduzione del c.d. “divorzio breve) hanno ridotto le tempistiche per giungere ad una conclusione più rapida del conflitto, ma le ripercussioni psicologiche sulle parti coinvolte (coniugi e figli) spesso richiedono un intervento psicoterapeutico più approfondito e di maggior durata.

L’intreccio tra norme giuridiche e psicologia si manifesta già nelle aule giudiziarie: nell’adozione dei provvedimenti riguardanti la prole (l’affidamento, il diritto di visita, il rapporto con gli ascendenti), i Tribunali si avvalgono delle esperienze e delle competenze degli psicologi, cui è demandato il delicato incarico di indagare, nel preminente interesse dei minori, sia l’idoneità genitoriale degli adulti coinvolti sia l’individuazione delle soluzioni del conflitto che salvaguardino maggiormente il benessere psicofisico dei figli.

Partendo da tali premesse, e al fine di pervenire ad un’analisi, quanto più completa possibile, della gestione del conflitto familiare anche alla luce delle ripercussioni psicologiche causate dal sopraggiungere della crisi familiare, riportiamo di seguito l’intervista alla dott.ssa Giulia Giorgi, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale esperta in parent training e supporto alla genitorialità.

Quali sono le principali ripercussioni a livello psicologico di una separazione tra coniugi?

La separazione personale dei coniugi rappresenta un evento critico nel ciclo di vita che porta alla destabilizzazione dell’intero nucleo familiare, producendo un cambiamento in cui le modalità di funzionamento precedenti non sono più funzionali e richiedono una modifica (Scabini e Iafrate, 2003).
Si verifica una transizione che prevede un momento di crisi e una successiva riorganizzazione o disorganizzazione (Scabini, 1995).
Non è l’evento critico in sé ad essere fonte di stress.
Ad esempio, una famiglia può affrontare eventi critici quali nascite, uscite e perdite di membri della famiglia, gravi malattie, trasferimenti, cambiamenti professionali o fasi esistenziali (es. adolescenza o uscita dei figli da abitazione familiare), ma diverse possono essere le modalità con cui viene affrontata la crisi.
Il fattore comune è che questi eventi costituiscono una fonte di tensione perché richiedono un cambiamento dei compiti di sviluppo, comportando una riorganizzazione.
Se la crisi viene elaborata, riconosciuta e fatta propria (con sofferenza), sarà affrontata e superata con lo sviluppo di nuove regole organizzative.
Se la crisi viene negata e rifiutata, verranno mantenute le pre-esistenti regole organizzative che risulteranno disfunzionali per fronteggiare i mutamenti in atto.
La separazione costituisce un evento critico non ineluttabile, dal momento che non rappresenta una tappa che ogni famiglia deve di norma affrontare nel corso del suo ciclo di vita.

Tale evento critico comporta, oltre alla separazione dal partner, una separazione da aspetti materiali/affettivi/simbolici della propria vita e quindi una profonda modifica del proprio assetto identitario.

Sotto il profilo prettamente psicologico, cosa influenza le cause e gli effetti della separazione personale dei coniugi?

Cause ed effetti della separazione sono correlati a fattori quali ad esempio:

  • distanza temporale dal matrimonio alla separazione;
  • fase di sviluppo in cui si trovano eventuali figli comuni della coppia.

Ad esempio, se la separazione avviene poco dopo il matrimonio, il fallimento può essere dovuto a uno svincolo parziale dalla famiglia di origine.

Oppure in presenza di figli, quando questi sono adolescenti, si può ipotizzare che le separazioni avvengano poiché la coppia entra in crisi, anche per dinamiche pregresse alla nascita del figlio (eventualmente rimaste latenti durante la crescita del figlio).
Quando viene meno la necessità del ruolo genitoriale, può accadere che i due coniugi non riescano più a giustificare il loro stare insieme.

Possono essere concettualizzati dei livelli o fasi di separazione che una coppia può attraversare?

Sì, a seconda delle caratteristiche della coppia (ad es. se si tratti di coppia genitoriale), potremmo dire che esistono sei livelli della separazione:

Livello emotivo à deterioramento nella relazione di coppia che precede la decisione di separarsi;

Livello legale à ha ruolo simbolico, dal momento che sancisce in modo definitivo la separazione;

Livello economico à comporta la suddivisione di beni e proprietà, la determinazione dell’assegno di mantenimento, ecc. Spesso tali aspetti nascondono questioni affettive che, se non prese in considerazione, rischiano di far prolungare dispute e vanificare gli accordi;

Livello genitoriale à comporta ridefinizione della relazione come genitore, tenendo conto della nuova situazione familiare. Questo livello costituisce l’area critica più importante per il sano equilibrio psicologico di figli e adulti coinvolti;

Livello sociale à comporta la riorganizzazione della propria rete sociale. Esso si considera risolto quando entrambi i partner investono parte delle loro energie nella ricerca di nuove relazioni amicali e sociali indipendenti dall’ex coniuge;

Livello psichico à comporta l’acquisizione della fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità a prescindere dalla presenza dell’ex partner.

Quali conseguenze sotto il profilo psicologico sono implicate nella separazione di tipo contenzioso?

In ambito psicologico si parla di separazione conflittuale, per almeno uno dei due partner, quando l’evento assume il significato di una “rottura interna”, incidendo sul suo senso d’identità personale e ostacolando il distacco dagli investimenti emotivo-affettivi, impedendo di raggiungere il “livello psichico” (Cigoli, 2000).

Il partner (o anche entrambi) è bloccato in un “legame disperante” (Cigoli, Galimberti e Mombelli, 1988), ovvero un tipo di legame in cui i coniugi non sono in grado di accedere al livello della separazione di tipo psichico: in questi casi, accanto ad un elevato livello di conflittualità e all’assenza di forme di cooperazione, permane una segreta speranza di riconciliazione che ha effetti paralizzanti sull’evoluzione del partner e dei figli.

E nel caso di coppie genitoriali, come si declina il c.d. legame disperante?

Nelle coppie genitoriali, accade talvolta che il figlio venga utilizzato come strumento per colpire e denigrare l’ex-partner, mantenendo così in vita il legame con quest’ultimo.

Quali sono le implicazioni psicologiche per il bambino coinvolto nella separazione conflittuale dei genitori?

Durante la separazione il figlio può assumere diversi ruoli: semplice osservatore, oppure può essere coinvolto e chiamato a prendere posizione da parte di uno dei genitori (o con presa di posizione o con inversione di ruolo) oppure viene chiamato ad assumere il ruolo di mediatore.

Vari sono i possibili scenari in cui il bambino si può ritrovar coinvolto nel caso di separazione conflittuale dei genitori:

– Presa di posizione: il figlio accetta l’alleanza con un genitore (solitamente con il genitore che appare bloccato nel c.d. legame disperante) perché lo riconosce come più potente, percepisce un sentimento di rifiuto, ha paura di essere abbandonato. Allearsi in modo inflessibile con un genitore può portare ad un rifiuto dell’altro, rappresentando l’estremità di una relazione disfunzionale (Togliatti, Lavandera 2011);

– Inversione di ruolo: relazione disfunzionale in cui il figlio subisce una sorta di “adultizzazione” e diventa pari del genitore, attribuendo al minore funzioni che non gli sono proprie;

– Partner sostitutivo: il genitore investe aspettative e desideri irrealizzabili sul figlio, che sente a sua volta il desiderio di consolare l’adulto se questo manifesta uno stato depressivo o di fragilità emotiva. Ciò accade molto di frequente nel caso di figli maschi nei confronti della madre.

Può invece il minore trarre beneficio dalla separazione dei genitori?

Non si può parlare di beneficio, in quanto la separazione costituisce sempre uno degli eventi più dannosi che un individuo può portarsi dietro durante il corso della vita.

Le conseguenze negative della separazione possono essere però attenuate da alcune variabili psicologiche:

  • le capacità di coping e resilienza dei soggetti in età evolutiva (Di Blasio,2005), ossia capacità di far fronte alla difficoltà;
  • gli stili genitoriali e familiari sani;
  • capacità di mantenere e consentire relazioni buone con entrambi i genitori e con le famiglie di origine;
  • capacità dei genitori di elaborare la propria separazione affettiva;
  • mantenimento di livelli di qualità di vita, risorse, modalità quotidiani di cura e accudimento parentale precedenti alla separazione;
  • capacità degli adulti di offrire informazioni corrette, veritiere e comunicazioni coerenti;
  • i fattori protettivi ambientali, come i contesti extrafamiliari o l’accoglienza da parte dei Servizi.

In tutte le possibili conseguenze psicologiche per il minore che viene coinvolto nella conflittualità genitoriale costituiscono discriminanti:

  • Età e sviluppo psichico raggiunto;
  • Struttura della personalità;
  • Quante volte è stato esposto ai conflitti e per quanto tempo;
  • Se e di quali tipologie di violenza è stato spettatore;
  • Intensità e qualità dei supporti e rapporti sociali che li circondano;
  • Efficacia della comunicazione che ha con i propri genitori riguardo ciò che sta accadendo o accadrà;

Da un punto di vista psicologico in che modo si può lavorare su una separazione?

Si può intervenire sul minore e sui genitori.
In entrambi i casi si può lavorare sia con interventi psicoterapeutici individuali, rivolti ad ognuno dei due genitori singolarmente, o collettivi rivolti alla coppia insieme, oppure al bambino- adolescente, oppure ai familiari.

In particolare, l’intervento sui genitori può essere centrato sull’elaborazione e comprensione del fallimento del legame di coppia e si può promuovere l’impegno attivo degli ex coniugi finalizzato ad una gestione cooperativa del proprio conflitto.

L’obiettivo è quindi la ridefinizione dei confini coniugali e familiari, creando un nuovo “equilibrio di distanze” che comporta un “equilibrio di funzioni” tra l’essere ex coniugi e continuare ad essere genitori.

Questo in linea con il principio della bigenitorialità che trova riscontro, a livello legislativo, nell’applicazione della Legge n.54 del 8 Febbraio 2006 sull’affido condiviso.

In breve, si può affermare che un intervento riparativo sui genitori può basarsi sui seguenti principi:

  • Aiutare i genitori ad acquisire consapevolezza dei vissuti che la conflittualità ha prodotto sui figli e sulla loro qualità di vita presente e futura;
  • I genitori dovrebbero imparare a garantire loro continuità affettiva, anche attraverso lo sviluppo di forme di cooperazione con l’altro genitore.
  • Guidare i genitori a “vedere” i loro figli, intraprendere un processo di educazione per la lettura dei bisogni dei figli;

Quando non è possibile garantire la bigenitorialità in quanto l’affidamento condiviso del figlio ad entrambi i genitori potrebbe risultare pregiudizievole per il medesimo, il Tribunale dispone l’affidamento esclusivo ad uno dei due genitori, limitando così l’esercizio della responsabilità genitoriale nei confronti del non affidatario.
Quali sono le possibili ripercussioni a livello psicologico sul minore?

Oltre agli scenari già accennati, potrebbero essere soddisfatti tutti o alcuni sintomi della c.d. “sindrome di alienazione parentale” (c.d. PAS Parental Alienation Syndrome).
Tra questi, i principali sintomi sono:

  • Campagna di denigrazione dell’altro genitore: il bambino mima e scimmiotta i messaggi di disprezzo del genitore alienante;
  • Razionalizzazione debole dell’astio: il bambino spiega le ragioni del suo disagio nel rapporto con il genitore alienato con motivazioni illogiche, insensate o superficiali;
  • Mancanza di ambivalenza: il genitore rifiutato è descritto dal bambino «tutto negativo», mentre l’altro genitore è tutto positivo;
  • Fenomeno del pensatore indipendente: il bambino afferma che ha elaborato da solo la campagna di denigrazione del genitore;
  • Appoggio automatico al genitore alienante: presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore alienante;
  • Assenza di senso di colpa;
  • Scenari presi a prestito: affermazioni che non possono ragionevolmente venire da lui direttamente;
  • Estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato.

Quali valutazioni psicologiche involgono anche il genitore in sede di separazione personale?

Nelle separazioni non consensuali, soprattutto ove si discuta circa l’affidamento della prole, può essere disposta dal Tribunale una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), volta ad acquisire un’indagine psicologica e clinica finalizzata ad indagare le competenze genitoriale.

A tal proposito è a disposizione un’ampia letteratura sul tema che mette a disposizione test e strumenti standardizzati per la valutazione delle competenze genitoriali.
Lo psicologo ha quindi il compito di valutare la presenza di eventuali aspetti psicopatologici nel funzionamento interpersonale e relazionale dei genitori, le competenze genitoriali di ognuno di essi, le incidenze sullo sviluppo psicologico ed affettivo dei figli ed il soddisfacimento dei loro bisogni, allargando la valutazione a tutte le figure di riferimento significative ed indicando, altresì, le misure di intervento necessarie.
Il padre e la madre possono avvalersi rispettivamente di un proprio Consulenze Tecnico di Parte (CTP), che opererà alla luce dell’interesse superiore dei minori.

Cosa accade, a livello psicologico, quando uno dei due partner non ha elaborato la separazione?

Quando avviene una separazione di solito la coppia attraversa una serie di emozioni che, come nel caso di un lutto, sono fisiologiche ed andrebbero elaborate (Sbarra ed Emery, 2005).
Tra queste soprattutto l’amore, la collera, la tristezza: se controllati, riconosciuti ed elaborati correttamente questi sentimenti possono portare ad una nuova rinascita e all’accettazione della separazione e del divorzio, in vista di un nuovo personale progetto di vita.

Solo così è possibile attuare il “divorzio psicologico”.
Ove non si raggiungesse il c.d. “divorzio psicologico” si confluirebbe nella c.d. “separazione rischiosa”. Potrebbe infatti accadere che uno dei genitori assuma una visione egocentrica ed autocentrata della situazione, manifestando una incapacità a livello genitoriale.

A ciò potrebbero aggiungersi complesse dinamiche personologiche disfunzionali, elevata incomunicabilità ed un clima relazionale altamente conflittuale che non potrebbero assicurare una serena ed equilibrata crescita ai minori coinvolti.

Inoltre, all’interno delle famiglie, spesso si sviluppano alleanze, spontanee o provocate, tra un genitore ed un figlio e, nei casi di conflitto inter-familiare, tali coalizioni possono servire a sostenere, influenzare, ricattare o ostacolare l’altro genitore.

Cosa può verificarsi quando uno dei due genitori instaura una nuova relazione sentimentale?

Direi che gli effetti di una nuova relazione potrebbero eventualmente influenzare un figlio, e anche questo dipende da come gli ex coniugi hanno gestito la separazione sia a livello psichico che emotivo.

Se prendiamo casi di separazioni conflittuali, come quelle di cui abbiamo parlato, potrebbe verificarsi che il minore coinvolto viva diverse fasi con il trascorrere del tempo.
Inizialmente resistente al nuovo partner, potrebbe poi cedere alla nuova situazione sino ad allinearsi, soprattutto se il minore è emotivamente fragile e più indifeso.
Andrebbe indagato, in tal caso quel caso quali sono i vissuti del figlio in termini di emozioni e di pensieri che vive, come interpreta la nuova relazione sentimentale e se la sua “accettazione” è più conseguente al desiderio di compiacere il genitore.

Si tratta di situazioni molto delicate ma anche piuttosto specifiche che dipendono sia dal tipo di stile famigliare ma anche da come un genitore sia stato in grado di rispettare tempi e modi del figlio per presentare un nuovo partner.

Quale ruolo quindi dell’esperto coinvolto nella separazione dei coniugi?

All’interno di una Consulenza, l’esperto dovrà porre attenzione ai possibili segni indicatori di alienazione, quali per esempio l’adultizzazione del minore, che presenta un linguaggio inadatto rispetto all’età anagrafica, la campagna denigratoria e vessatoria verso il genitore rifiutato, la mancanza di ambivalenza, il sostegno totale verso l’alienante. Fondamentale un intervento tempestivo, allo scopo di evitare che il bambino alienato viva profondi sensi di colpa, affiancati alla paura di perdita ed abbandono del genitore alleato.
Uno studio internazionale che ha indagato due differenti variabili nelle cause di livello (la scelta di separarsi e la responsabilità attribuitagli, e la difficoltà e la durata delle procedure legali) fornisce importanti evidenze in merito alle relazioni genitoriali ed alle funzioni parentali.
Prevedibilmente, più lunga e duratura risulta essere la causa giudiziale, peggiore sarà il rapporto tra ex partner, dal punto di vista di entrambi.
Se le funzioni genitoriali materne non risultano significativamente associate ad alcuna variabile del livello, rispetto ai padri, si evince che maggiore è la loro percezione di responsabilità e di scelta di separarsi, più elevato sarà il loro adempimento verso le funzioni genitoriali da espletare (Baum, 2003).
Una recente ricerca ha evidenziato la “scissione” che vive il minore conseguentemente ad una Alienazione Parentale (Bernet et al., 2018): i minori alienati, infatti, percepiscono costantemente un senso di frattura e di mancata ambivalenza verso il genitore rifiutato. Maggiore è il grado di alienazione, più grave ed elevato sarà il livello di frammentazione: il figlio vive il genitore rispettato e preferito in termini estremamente positivi, contrariamente a quello respinto.

Alla luce di quanto sottolineato, si può dire che lo psicologo esperto che si occupa di separazioni ad elevata conflittualità riveste un ruolo arduo e complesso: si trova a dover esercitare la propria professione aiutando una coppia, spesso precedentemente sana, che sta vivendo una patologia relazionale, che permea il sistema di sentimenti quali odio, rabbia, disgusto e tristezza.